Parigi, 3 maggio 2024 – Icona francese divenuta simbolo universale dell’idea che incarna, “La Libertà che guida il popolo” di Eugène Delacroix (1798-1863) è probabilmente il dipinto più famoso del Louvre dopo la Gioconda. Dopo sei mesi (da ottobre 2023 ad aprile 2024) di lavori di restauro condotti da Bénédicte Trémolières e Laurence Mugniot, consistenti essenzialmente in un alleggerimento degli strati di vernice ossidata e sporca che soffocavano la tavolozza particolarmente vivace e sottile di Delacroix, il capolavoro è stato restituito al pubblico tornando visibile nella Sala Mollien del museo di Parigi. L’intervento di pulitura del monumentale dipinto ha messo in luce dettagli e particolari finora pressochè mai visti.
“Il restauro del patrimonio che conserviamo, affinché possa essere trasmesso al maggior numero possibile di persone, è una delle nostre missioni fondamentali. Grazie al paziente lavoro di Bénédicte Trémolières e Laurence Mugniot, ‘La Libertà che guida il popolo’ è stata riportata alla sua originaria brillantezza, freschezza e alla meravigliosa armonia di colori tipica di Delacroix – ha dichiarato Laurence des Cars, presidente e direttrice del Louvre – Sono lieta che i nostri visitatori possano scoprire o riscoprire questo immenso capolavoro della pittura del XIX secolo, icona universale, simbolo del nostro Paese e ambasciatore della sua cultura e della sua storia”.
Sébastien Allard, direttore del dipartimento dei dipinti del Louvre, ha osservato: “Dalla sua creazione, quasi due secoli fa, la forza espressiva della ‘Libertà che guida il popolo’ di Delacroix non ha mai vacillato, diventando il simbolo di numerose lotte di liberazione in tutto il mondo. È una di quelle rare opere che si ‘ricarica’ sempre a seconda del contesto politico, sociale e culturale in cui viene vista. Il lavoro di restauro che abbiamo effettuato le ha restituito tutto il suo slancio”.
Eugène Delacroix è stato il pittore che ha sfruttato al meglio tutte le proprietà della materia colorata: si è affidato in modo particolarmente originale alla giustapposizione dei colori per modellare i suoi volumi e animare le sue ombre; ha giocato con gli stati della materia – granulosi, cremosi, liquidi – per disporre i suoi piani, suggerire texture e creare trasparenze. Ma sono proprio queste invenzioni a essere annientate dallo scurimento e dall’ingiallimento della vernice spessa.
L’assottigliamento di questi strati di vernice ha inizialmente restituito all’opera la sua lucentezza: i contrasti sono vigorosi, la freddezza generale ritorna e l’illusione tridimensionale è ripristinata. Le figure tornano a distinguersi l’una dall’altra secondo i piani assegnati dall’artista. Ad esempio, lo spettatore si rende conto che il ragazzo armato di pistola (spesso soprannominato “Gavroche”) corre davanti alla Libertà, non accanto a lei. Poi si riscopre la ricchezza della composizione: lungi dall’essere solo il trio centrale (la Libertà, la sua bandiera e il suo giovane compagno), il dipinto pullula di dettagli. Delacroix non ha lasciato nulla di intentato, fino ai bordi del quadro.
Prima del restauro, ad esempio, nessuno aveva fatto caso alla scarpa di cuoio consumata lasciata nell’angolo in basso a sinistra. Non era né nascosta né sovradipinta: lo schermo di vernice si era semplicemente mescolato otticamente con l’acciottolato. Lo stesso valeva per gli edifici visibili all’estrema destra: ogni facciata era diversa dalla vicina, dalle finestre provenivano spari e gli scambi di fuoco con le truppe si materializzavano in piccole strisce rosa nella confusione del fumo.
La sorpresa principale è stata la tunica della Libertà, che si pensava fosse uniformemente gialla. Un primo esame della parte inferiore della tunica ha rivelato che era di colore grigio chiaro. Estendendo la pulitura, i restauratori Bénédicte Trémolières e Laurence Mugniot hanno potuto evidenziare il fatto che Delacroix aveva effettivamente dipinto l’intero abito in grigio, prima di aggiungere il giallo brillante in diverse densità, molto coprente all’altezza del busto, poi sempre più frammentario man mano che scendeva lungo le gambe. Questo aspetto volutamente sfumato – o meglio sbiadito, visto che si tratta di un capo d’abbigliamento – non era più compreso nel XX secolo, per cui l’ultimo restauro, nel 1949, ha cercato di uniformare il colore dell’abito mantenendo uno spesso strato di vernice su tutta la superficie e aggiungendo riflessi arancioni alle pieghe e ai contorni.
Una volta rimosse queste sovrapitture altamente solubili, i restauratori si sono resi conto che questa sfumatura gialla era stata pensata per esaltare il busto della Libertà. Il suo petto è incorniciato dal giallo puro del corpetto sottostante e dal nimbo dorato dietro la testa, ora ben distinto dal fumo bianco altrove. Si tratta del punto più caldo dell’intero dipinto, a complemento degli altri due onnipresenti colori primari, il blu e il rosso.
Con il restauro ora si può notare l’ascesi cromatica a cui Delacroix si sottopose, con un rigore senza precedenti. Per adattarsi al suo soggetto, eliminò deliberatamente il verde, l’arancione e il viola dalla sua tavolozza. Costruì la composizione sfruttando l’intera gamma dei grigi colorati, dal bianco più puro (il riflesso dell’armatura in basso a destra) al nero più profondo (il gilet del ragazzo). Su questo sfondo apparentemente austero e ricco di sfumature, l’artista fece esaltare i tre colori nazionali blu-bianco-rosso; infine, rimediò alla freddezza del risultato con un giallo dorato, che aveva anche il vantaggio di evocare il carattere allegorico, quasi divino, della Libertà.
Il blu, il bianco e il rosso fanno il loro ritorno trionfale il 28 luglio 1830 (il titolo completo dato da Delacroix alla sua opera è: “28 luglio 1830. La Libertà guida il popolo”) dopo essere stati vietati sotto Luigi XVIII e Carlo X. Indissociabile dall’idea di libertà e rivoluzione che Delacroix aveva nel cuore, questo inno ai tre colori è il vero soggetto del quadro. Questa costante interazione tra le esigenze del soggetto e quelle del colore, che rende il dipinto un successo, è ora perfettamente comprensibile. (Fonte: Adnkronos)