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Il Regno del Pianeta delle Scimmie: il desiderio dell’Uomo di primeggiare sulla Natura

Il Regno del Pianeta delle Scimmie: il desiderio dell’Uomo di primeggiare sulla Natura

Il rapporto tra Uomo è Natura affascina dall’alba dei tempi. È una storia intramontabile, che si snoda attraverso i secoli. Un continuum di interazioni tra l’essere umano e l’ambiente naturale. Dagli albori della civiltà, l’Uomo ha imparato a trarre nutrimento dalla terra, scoprendone i sapori delle piante, gli aromi delle erbe, i frutti delle stagioni. Ha cercato rifugio nella sua bellezza, nelle sue foreste, nei suoi mari, nei suoi tramonti infuocati. Ma, soprattutto, ha sempre cercato di sfidarla, comandarla, a tratti dominarla, spinto dalla sua bramosità di potere. Come se l’Uomo avesse deciso che il mondo gli appartesse e spettasse di diritto, senza chiedere il parere di nessuno. Tanto meno di Madre Natura. E’ su questo, e molto altro, che s’incentra il Regno del Pianeta delle Scimmie di Wes Ball, quarto capitolo della serie cinematografica.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie: la recensione

Ci troviamo in una sorta di mondo (anzi, Pianeta) parallelo in cui a comandare non sono gli umani, che sono stati spazzati via da una virus letale ma le scimmie. I primati, sono stati in grado di prendere il potere, ma non ancora di evolversi fino in fondo.

Il capo dei capi è Proximus Caesar, che si fa chiamare Cesare in onore del suo “predecessore”, morto 300 anni prima. E’ un chiaro rimando all’Antica Roma, con gli Imperatori che si facevano appellare “Cesare” in quanto massima autorità in carica. Solo che Proximus gli ideali di Cesare li storpia. A lui non interessa fare il bene del suo popolo, ma è solo bramoso di gloria e potere. A tal punto da esercitarlo come un tiranno, a cui tutti devono essere sottomessi. Ed effettivamente, tutte le scimmie gli obbediscono senza opporre resistenza. Un po’ come i dittatori nella vita reale.

Noa

Tuttavia ci sono scimmie che, di Cesare non hanno mai sentito parlare. Tra questi c’è giovane scimpanzé Noa. Ma dopo un improvviso attacco da parte di un clan guidato da Proximus Caesar, i membri del clan di Noa vengono rapiti ridotti in schiavitù. Noa però è un duro a morire, non si dà per vinto. Vuole riportare a casa il suo popolo. Unisce le forze con Raka, un orango ex membro del clan di Proximus, e Mae, una ragazza umana.

Proprio il ruolo di Mae è cruciale: è una dei pochi esseri umani di cui si ha notizia, per questo ricercata da Proximus. Ma il regista, nei suoi confronti, mantiene un certo alone di mistero. Da una parte sembra l’eroina pronta a salvare il Pianeta dalla tirannia di Proximus. Ma dall’altra, il suo unico intento sembra quello di voler ripristinare l’ordine, restituendo lo scettro del potere all’Uomo. Motivo per cui è alla disperata ricerca di un modo per entrare in un misterioso deposito dove, a detta sua, “c’è un libro che può far tornare gli Uomini a parlare”. Già, gli Uomini, appunto. Ma le scimmie, esponenti della Natura, che fine farebbero?

Il Regno del Pianeta delle Scimmie

Mae

E’ quello che si chiede anche Noa, in un dialogo con la stessa Mae: “E’ davvero impossibile convivere tra Uomini e Scimmie?” chiede la scimmia alla ragazza. Che, però, non risponde. Rimane in silenzio, con una pistola dietro la schiena.

In definitiva, il personaggio di Mae e il suo enigmatico ruolo nel film aggiungono un ulteriore livello di complessità al racconto. Ci spingono a riflettere sulle implicazioni etiche e morali di un possibile ritorno del potere umano e sulle dinamiche di convivenza tra le 2 specie, Uomini e Scimmie. E, più in generale, Uomini e Animali, Uomini e Natura.

Il Regno del Pianeta delle Scimmie“, oltre alla storia in sè, mette lo spettatore di fronte ad un dilemma. L’eterno dilemma, anzi: il rapporto tra Uomo e Natura. Affascinante ma pericoloso, specie negli ultimi anni, dato che l’ambiente è continuamente minacciato dall’incoscienza e dall’ambizione umana. Che, pur di regnarci sopra, è disposto a distruggerlo. 

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