Roma – La drammatica situazione determinata dall’emergenza energetica, che ha messo in ginocchio imprese e famiglie, sarà il grande problema che il nuovo Governo dovrà affrontare con ricette risolutive e che possano superare i soliti “aiuti” di Stato ed il tanto discusso scostamento di bilancio.
Abbiamo voluto sentire al proposito l’ing. Mauro Porcelli, uno dei professionisti esperti con esperienza decennale del settore.
Ing. Porcelli, ciò che la gente vede è l’impennata dei è l’impennata prezzi al consumo. Ma esiste davvero una correlazione con i prezzi di produzione e distribuzione dell’energia?
“Non entro nel merito degli aspetti speculativi di borsa sulla impennata dei prezzi di gas ed energia elettrica – chiarisce Porcelli -, ma provo a dare un mio parere su come affrontare l’emergenza in tempi rapidi ed in modo risolutivo.
Da alcuni studi, possiamo sostenere che almeno il 60% delle superfici a tetto, sono utilizzabili per l’installazione dei pannelli solari e questo da nord a sud della penisola, al netto delle ore di irraggiamento solare che variano tra le 1200 e 1500 ore annue. Ad esempio, il Lazio ne ha 1300 certe. Significa che un impianto da tre KW, produrrebbe per una famiglia media 4.000 kw annue gratis.
Invece di proseguire nella pratica di assistenzialismo costosissima per le casse dello Stato e non risolutiva, anche in ragione del fatto che non si prevede alcuna riduzione dei costi in bolletta, sarei del parere di fornire di un kit per la produzione di energia costituito da pannelli solari ed inverter che trasformi l’energia da continua ad alternata.
Sia che si pensi ad un condominio che ad una abitazione singola, ovunque possibile l’irraggiamento, si potrà installare un impianto minimo da 3 KW o più che ridurrà i consumi di energia dal gestore di rete, almeno del 60/70%.
Dunque una possibile risposta alle esigenze di famiglie, imprese e condomini. Ma come fare?
“Un impianto da 3KW – prosegue Porcelli – attualmente può avere un costo medio di 4.000 euro che allo Stato, se debitamente gestita la procedura, potrebbe costare ancora meno consorziando imprese italiane, oltre che rilanciare il settore attualmente in mano estera. Così facendo, il cittadino avrebbe – in tempi ragionevolmente rapidi – una risposta sicura e di lungo termine.
Si immagini quanta superficie potrebbero avere scuole, ospedali, caserme, ed edifici pubblici in genere e quante altre nei grandi condomini ed i grandi spazi pubblici.
I costi, molto abbordabili e non superiori al fiume di denaro che viene distribuito per tamponare l’emergenza senza alcuna programmazione, possono essere ammortizzati con un piano di rientro decennale in piccolissime rate.
Uno studio puntuale delle fasce di consumo – una sorta di decalogo – farebbe il resto concentrando i consumi durante le ore di massima produzione di energia”.
Per passare dalla teoria alla pratica occorre un piano operativo. Che inevitabilmente prevederà anche ricadute occupazionali nell’immediato…
“Certo, si creerà lavoro per migliaia di imprese occupando centinaia di migliaia di addetti. Ma l’idea più creativa, vede l’occupazione della gran parte di persone che godono del reddito di cittadinanza. Tutti quelli abili al lavoro troverebbero spazio , con le diverse competenze, in questo nuovo mercato. Si risolverebbe anche il problema della distanza che oggi lamentano dal posto di lavoro. Avrebbero lavoro nel quartiere della propria città. Si risolverebbero due problemi, il primo sarebbe il grande risparmio per le casse dello Stato, il secondo un maggior reddito che a differenza del contributo contenuto (reddito di cittadinanza), offrirebbe stipendi più agevoli.
Immagini lei che rivoluzione in un solo colpo. Si tratterebbe, in buona sostanza, di smetterla con l’assistenzialismo fine a se stesso, creando lavoro e nuova ricchezza.
Sa lei che centinaia di allevamenti di mucche da latte al nord hanno chiuso i battenti per il caro bolletta? Sa che a breve sugli scaffali dei supermercati il latte sarà razionato? Immagini un grande tetto di una stalla quanti KW potrebbe produrre, ed invece…”
Sembrano soluzioni abbordabili, sia in termini di costi che ci tempistiche. Insomma, non il solito libro dei sogni…
“Guardi, faccio parte di team che ricerca e studia nuove tecnologie di fonte rinnovabile e, mi creda, ci sono davvero tante soluzioni efficienti e veloci. Sarebbe anche l’occasione per rilanciare tante aziende italiane e start up innovative, l’Italia non ha nulla da invidiare ad altri paesi.
La desertificazione delle aziende e delle migliaia di attività commerciali, porterà ad una fase di non ritorno, la fine. Il nuovo Governo ha il compito e se vuole le competenze per agire velocemente attraverso un piano che preveda quanto ho sopra suggerito. Una cabina di regia fatta di professionisti preparati con obbiettivi tangibili. Non c’è più posto per le “parole”. Ogni giorno si assiste al massacro mediatico di una politica in forte crisi che pure, deve affrontare e risolvere il problema energetico subito. La strada dell’assistenzialismo, risolve sicuramente l’oggi, il futuro – e non parlo di mesi – ha bisogno di ben altra progettualità.
Il comparto marmifero del Lazio, che da solo rappresenta una importante fetta di PIL, rischia la chiusura a breve per effetto di bollette a sei cifre. Immagini che disastro”.
Quale base sostenibile di risparmio si può ipotizzare?
“Due cose di base – risponde Porcelli: da un lato il sostanzioso e duraturo risparmio in bolletta superiore al 60%, dall’altro il risparmio per lo Stato di una cifra vicina ai 10 miliardi annui per il reddito di cittadinanza. Sia ben inteso che, quanti non in condizione di lavorare per problemi oggettivi, dovranno essere tutelati comunque dal reddito di cittadinanza (o forma similare) se non addirittura aumentandone la somma a sostegno. Tutti gli altri possono far parte di un grande progetto di rilancio del Paese. Il nuovo Governo dovrà dotarsi, nell’immediato, di progetti operativi che rispondano concretamente a queste problematiche. Ne va del futuro di tutti noi”.
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