L’infiammazione delle emorroidi può provocare fastidiosi disturbi, quali gonfiore, bruciore e dolore: i consigli dell’esperto
Le emorroidi sono dei cuscinetti di tessuto riccamente vascolarizzato, normalmente presenti nella parte terminale del retto. La loro funzione è quella di contribuire, assieme al canale anale e ai suoi sfinteri, all’evacuazione e alla continenza fecale. A seconda delle circostanze, le emorroidi provvedono quindi a “trattenere” le feci rimpiendosi di sangue, e ad “accompagnarle” all’esterno svuotandosi.
Quando le emorroidi subiscono degli insulti e vengono irritate, possono aumentare di volume, appesantendosi e sfiancando i tessuti di sostegno che le mantengono in posizione; di conseguenza, le emorroidi infiammate tendono a scendere e a protrudere all’esterno dell’ano, producendo i sintomi caratteristici della malattia emorroidaria.
Alla base di queste alterazioni vi sono predisposizioni genetiche influenzate dallo stile di vita e da altri fattori, come la fragilità vasale, la prolungata stazione eretta, lo stare a lungo seduti, la gravidanza e la dieta non equilibrata e povera di fibre. Anche la stitichezza cronica, e il maggiore sforzo nel defecare che ne deriva, favoriscono l’irritazione delle emorroidi. Esistono poi alimenti che hanno un’azione irritante, come ad esempio insaccati, alcol, cioccolato, spezie e cibi piccanti; questi cibi possono quindi innescare la dilatazione venosa e agire da fattori scatenanti.
L’infiammazione delle emorroidi può provocare fastidiosi disturbi, quali gonfiore, bruciore e dolore a livello anale. Le emorroidi si manifestano tipicamente con sanguinamenti, notati per le tracce rosse sulla carta igienica o come perdite dopo la defecazione. Talvolta, il sangue rosso vivo gocciola nella tazza del water in quantità abbondante, sotto forma di emorragia. Altri sintomi della malattia emorroidaria sono la perdita di muco dall’ano, il prurito e la sensazione di evacuazione incompleta. Negli stadi più avanzati, le emorroidi possono complicarsi con la formazione di coaguli di sangue al loro interno; la conseguenza delle emorroidi trombizzate è un’infiammazione acuta molto dolorosa. Col passare del tempo, si può avere un prolasso permanente delle emorroidi, cioè la loro fuoriuscita dallo sfintere anale. Ciò causa dolore, talvolta seguito da necrosi e ulcerazione. Altre complicanze sono la formazione di ascessi anali o perianali, l’anemia e l’incontinenza fecale.
La diagnosi della malattia emorroidaria si ottiene attraverso un’accurata visita proctologica che prevede l’ispezione dell’ano e del retto e l’anoscopia, esame utile anche per valutare le emorroidi non dolorose o sanguinanti.
In genere, la terapia sintomatica è sufficiente. I casi più lievi possono essere trattati con l’applicazione topica di farmaci ad azione decongestionante, creme anestetiche contenenti lidocaina, flebotonici (es. diosmina, centella asiatica, rusco, vite rossa…) ed emollienti delle feci (es. psyllium). Il dolore causato dalle emorroidi trombizzate può essere alleviato con i FANS. Tuttavia, se vi è un peggioramento dei sintomi, può essere necessario ricorrere alla legatura elastica endoscopica, alla scleroterapia iniettiva o all’intervento chirurgico di asportazione tradizionale (emorroidectomia) o di riposizionamento (metodo Longo, metodo THD).