“Ho portato agli orfani di Mariupol i doni natalizi dei bambini italiani. Impariamo il valore della solidarietà dai nostri bambini”. Così Claudia Conte, attivista per i diritti umani, in occasione della sua seconda missione umanitaria in Ucraina.
Claudia, come mai hai deciso di tornare in Ucraina?
Si parla poco ormai della guerra in Ucraina, nonostante le grandi difficoltà del suo popolo e la crisi umanitaria in atto. Ci sono però anche persone dal grande cuore come Roberto Falletti, Presidente dell’Associazione La Memoria Viva che ha realizzato dallo scoppio del conflitto ben 40 missioni umanitarie per portare aiuti ai civili anche rischiando la vita. Mi ha colpito molto apprendere che la scorsa settimana tre autisti sono morti perché per cinque giorni sono rimasti bloccati alla dogana del confine polacco.
Non possiamo ignorare questa guerra così vicina, distratti sempre dalla notizia dell’ultima ora.
Non possiamo essere assuefatti o indifferenti al dolore altrui.
Questa missione si svolge durante la festività cattolica dell’Immacolata e della festa di San Nicola, Santo patrono dei bambini. Come mai questa scelta?
Nei giorni in cui molti festeggeranno il Natale, tante altre persone, in particolare i bambini, non avranno questa fortuna. Per questo motivo abbiamo organizzato una visita speciale ai 130 bambini orfani di Mariupol.
In Ucraina, in mezzo alle rovine ricoperte di ghiaccio, abbiamo aperto un ufficio postale di Babbo Natale per i più piccoli.
Agli orfani di Mariupol consegneremo lettere, doni e video realizzati dai bambini italiani. Con il loro gesto potente i bambini italiani hanno saputo trasmettere speranza e compassione, insegnando a tutti noi che l’amore e l’empatia non conoscono confini, che la solidarietà e l’attenzione verso coloro che hanno bisogno sono gesti che fanno onore all’umanità intera.
I bambini sono i protagonisti di questa missione… in che situazione sono i bambini in ucraina?
Porterò per sempre nel cuore gli occhi dei piccoli che ho incontrato. Piccoli che sono cresciuti troppo in fretta e a cui la guerra ha rubato il sonno e la parola. Piccoli che hanno capito che le luci e i fumi nel cielo non erano fuochi d’artificio ma bombe, bombe che portano via per sempre le mamme e i papà. Piccoli che se lasciati soli, senza cure e senza amore, saranno destinati ad avere un cuore di pietra, capace di perpetrare un giorno gli stessi orrori che hanno patito oggi. Siamo ancora in tempo per aiutarli. E la cosa incredibile è che ad averlo capito sono i nostri figli, i nostri fratellini.
Mentre dopo due anni dall’invasione russa, ancora oggi non si è messo fine al conflitto e i poteri politici e militari lottano e ragionano su logiche opportunistiche di geopolitica come fosse il gioco del risiko, il vero volto umano sono proprio i bambini.
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