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Sport e pratica sportiva, lo studio di Deloitte: benefici economici e sociali sulla popolazione

Sport e pratica sportiva, lo studio di Deloitte: benefici economici e sociali sulla popolazione

Pompei: “L’effetto moltiplicatore dei benefici derivanti dallo sport e dalla pratica sportiva rappresentano una vera e propria ricchezza per il nostro Paese”. Malagò: “Testimonial per eccellenza sono le atlete e gli atleti olimpici e paralimpici, dalla scuola ad altri settori. E’ un traguardo, ma bisogna tramutare le intenzioni in fatti”

Roma, 17 settembre 2024 – Lo sport e la pratica sportiva come fenomeno virtuoso, in grado di innescare benefici economici e sociali su larga scala per l’intero Paese a partire da maggiore produttività, occupazione e benessere. Un aumento continuativo della pratica sportiva del 10% della popolazione comporterebbe, nel medio-lungo termine, un incremento di produttività annua vicina all’1,7%, pari a quasi 34 miliardi in più sul Pil e circa 81 mila occupati in più all’anno. La crescita della pratica sportiva consentirebbe inoltre di avere una popolazione più sana in termini di benessere fisico e mentale, riducendo dell’1,6% la spesa sanitaria. Queste alcune anticipazioni del report di Deloitte “Lo Sport: settore chiave per lo sviluppo sociale, educativo ed economico del Paese”, al centro dell’evento tenutosi oggi in collaborazione con il Coni presso il Centro di Preparazione Olimpica “Giulio Onesti”.

“L’effetto moltiplicatore dei benefici derivanti dallo sport e dalla pratica sportiva rappresentano una vera e propria ricchezza per il nostro Paese – dichiara Fabio Pompei, Ceo di Deloitte Italia – Alla luce di questo è fondamentale approcciarsi allo sport in una logica sempre più strategica a livello nazionale, puntando sulla collaborazione tra pubblico e privato e definendo gli elementi chiave di sviluppo, dalle politiche sociali al tema delle infrastrutture, dalle nuove competenze alla programmazione degli eventi sportivi. Soltanto percorrendo questa strada sarà possibile massimizzare l’impatto positivo dello sport su scala nazionale, garantendo al nostro Paese maggiore produttività e benessere”.

“Grazie Deloitte, siete partner Worldwide del Cio, ed era necessario e doveroso lavorare insieme con la Fondazione Milano Cortina 2026 e poi a cascata con il Comitato Olimpico e quello Paralimpico –aggiunge Malagò-. Se Deloitte di sua iniziativa ritiene che sia importante fare una ricerca, investire su un certo tipo di analisi, su quello che è il mondo dello sport e le sue ricadute vuol dire, senza ombra di dubbio, che lo sport è centrale nell’agenda di tutti. Oggi i testimonial per eccellenza sono le atlete e gli atleti olimpici e paralimpici, dalla scuola ad altri settori. Questo è un traguardo, ma bisogna tramutare le intenzioni in fatti e proprio dallo spunto da cui parte Deloitte si possono costruire tanti ragionamenti. Nello sport i numeri non sono tutto, ma sono quasi tutto. Chi fa impresa deve investire e deve saperlo fare bene. Nello sport gli investimenti fatti sono stati molti meno dei benefici che porterebbero. Serve, sia da parte del pubblico, a cominciare dalla scuola, sia da parte del privato, una visione, una prospettiva, per consentire alle future generazioni di beneficiare di ciò che viene evidenziato oggi”.

Nella vita quotidiana dei cittadini lo sport è un fenomeno centrale e profondamente radicato, come emerge dall’analisi demoscopica parte dello studio Deloitte e sviluppata su un campione di oltre 3.000 intervistati in 5 Paesi (Italia, Spagna, Germania, Francia e Regno Unito).

Lo sport è ritenuto (dal 96% degli italiani, rispetto al 90% in media negli altri Paesi UE) un elemento fondamentale nell’educazione e per più di 1 italiano su 2 (54%) è importante tanto quanto la scuola. L’Italia, però, secondo gli intervistati è il Paese in cui la scuola meno incentiva i giovani nel proprio percorso sportivo: per il 62% la scuola non fa abbastanza o addirittura penalizza bambini e giovani che intraprendono percorsi sportivi agonistici, rispetto al 45,5% in media negli altri Paesi.

Gli italiani hanno un profondo legame emotivo con lo sport (sono i più interessati agli eventi sportivi, con un 75% rispetto al 69% della media negli altri Paesi) e non solo percepiscono gli eventi sportivi come un fattore di crescita (70% degli italiani rispetto al 59% della media continentale), ma ritengono anche che il nostro Paese sia in grado di organizzare eventi sportivi internazionali con un impatto positivo (57%). In relazione a questo aspetto, i Giochi Olimpici e Paralimpici di Milano Cortina 2026 rappresentano un’opportunità da capitalizzare e per 3 italiani su 4 lasceranno in eredità un impatto positivo sul Paese.

Aumentare la pratica sportiva del 10% consentirebbe di avere una popolazione più sana in termini di benessere fisico (-3,3% persone in sovrappeso, -1,9% persone con patologie cardiovascolari e -1,6% con patologie muscolo-scheletriche) e benessere mentale (+1,1% indice di salute mentale, +6,4% di soddisfazione per la propria vita). Inoltre, migliorerebbe il benessere sociale (+9,9% soddisfazione per le relazioni sociali), intervenendo a contrasto delle devianze (cattive abitudini e dipendenze: -5% fumo e -4,9% alcol) e della criminalità (-5,2% tasso di criminalità), soprattutto tra i giovani.

“Questi aspetti, su cui lo Sport incide positivamente, sono ancora più importanti nel contesto sociale complesso in cui viviamo, caratterizzato da giovani sempre più in difficoltà, una popolazione in continuo invecchiamento e un progressivo peggioramento del benessere nazionale. Inoltre, investire nello Sport permette di agire anche su aspetti intangibili. In particolare rafforzare l‘immagine del Paese a livello internazionale, anche grazie allo sviluppo di talenti sportivi e del movimento agonistico; promuovere messaggi di diversità e inclusione, offrendo l’opportunità ad ognuno di esprimere e valorizzare il proprio talento indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche, sociali e culturali e disporre di uno strumento di comunicazione unico nel suo genere, che permette di veicolare contenuti in modo forte, diretto e diffuso a livello cross-generazionale”, conclude Pompei.

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