La recensione
6 agosto 2024 | 10:15
Fotogramma
Recensione del programma in onda su La 8
Molti dei format che spopolano sulle reti televisive italiane sono frutto di idee che vengono da altri paesi e che sono poi trasformate ed adattate alle realtà nostrane, secondo dei criteri che possano attirare più audience possibili, abbinandogli un conduttore di fama nazionale o internazionale, come appunto il nostro pluristellato chef Antonino Cannavacciuolo con la serie “Cucine da incubo”, giunta quest’anno alla decima edizione.
Sono ben pochi quelli che non hanno visto almeno una puntata di questo indovinatissimo e riuscitissimo serial televisivo, trasmesso su “La 8” di sera e poi con tantissime repliche anche in altre reti televisive. Il format è ben conosciuto: un ristorante o trattoria che sta andando in rovina per i motivi più disparati, chiede aiuto al nostro grande Chef. I proprietari vengono poi contatati dai produttori ed inizia così lo spettacolo. Ma non tutti sanno che a volte per meglio “colorire” il programma, i vari sceneggiatori cercano di rendere più interessante la trasmissione, estremizzando le situazioni di disagio che vive chi si rivolge a questo programma. E così le liti tra i gestori (siano essi amici oppure membri della stessa famiglia) vengono rese più plateali, così come le situazioni di degrado del locale vengono accentuate con sapienti riprese televisive che ingigantiscono i vari problemi. Lo chef Cannavacciuolo cerca di ricomporre le liti, i dissapori le incomprensioni per poi passare a rielaborare la linea del manu. Parallelamente alcune ditte, ampiamente pubblicizzate durante le riprese, restaurano il locale dandogli una veste completamente nuova. E nuove saranno le divise e le stiglierie, con linee di prodotti alimentari che ben appaiono in evidenza. In realtà sono queste società che sopportano tutto il costo della trasmissione.
Le solite false notizie che girano in rete parlano che è tutto un programma che segue un copione, dove le liti tra proprietari sono false, i clienti che poi riempiono il locale sono soltanto comparse, che i lavori di restauro sono pagati dai proprietari. Ma la commozione e il compiacimento dei gestori, che rientrando nei loro locali dopo il restauro, sono davvero troppo genuine e coinvolgenti e attestano che il programma si basa su fatti assolutamente veri. Resta però un dubbio sulla capacità di riscatto degli stessi ristoratori dopo gli interventi operati dallo chef Cannavacciuolo , sia in ordine alla nuova linea di menù, sia alla composizione dei dissapori interni. Infatti sono ben tanti quei ristoranti che dopo un certo periodo di ripresa piombano di nuovo nel caos e sono costretti a chiudere comunque: in nove stagioni ben 24 hanno chiuso per sempre sui 90 portati in trasmissione, mentre la metà è tornata nella situazione antecedente della trasmissione.