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La storia di Emanuele Giuseppe, bambino plusdotato seguito dalla Fondazione Roma Litorale Ets

La storia di Emanuele Giuseppe, bambino plusdotato seguito dalla Fondazione Roma Litorale Ets

Ostia, 16 luglio 2024- “Emanuele Giuseppe è nato nell’estate del 2015. È sempre stato precoce. A due anni era capace di indicare sul mappamondo interattivo che gli avevamo regalato ogni singolo stato, anche il più remoto, recitando le capitali di ognuno. In prima elementare, nel giro di 10 giorni, ha imparato a leggere e scrivere, a fare le moltiplicazioni e le addizioni a quattro cifre a mente. Nessuno però a scuola lo capisce”

Francesca è una delle tante mamme di bambini ‘plusdotati’ o ‘gifted’, con un quoziente intellettivo fuori dal comune. Un fenomeno poco conosciuto e poco studiato fino a qualche anno fa che inizia ora ad affacciarsi con sempre maggiore frequenza. Si stima che il 5 per cento degli studenti sia ‘gifted’.

“A scuola l’inizio fu molto difficile – ricorda mamma Francesca -. Andava più veloce degli altri bambini. Così prese a scusarsi ogni qual volta gli veniva in mente qualcosa e aveva l’impulso di dirla. Iniziò a tacere e distrarsi, a scoraggiarsi, a non voler più frequentare la classe, a bagnare il letto. A sei anni rifletteva sulla vita e la morte, sul concetto di infinito, sulle rette. Lo ricordo piangere con terrore pensando alla morte termica dell’Universo tra miliardi di miliardi di anni. Correva con la mente. Per placare la sua sete di conoscenza imparò l’alfabeto greco, riscrivendolo senza guardare la pagina del libro, e le declinazioni e alcuni verbi latini per iniziare a tradurre dopo poco frasi in italiano. Ci mise appena mezzora. Noi genitori brancolavamo nel buio. Poi qualcosa successe. Nel 2021, a due anni di età, il fratello minore di Emanuele, Daniele Francesco, iniziò un percorso di neuropsicomotricità. Per puro caso, lungo la nostra strada incontrammo la Fondazione Roma Litorale. Fondazione che poi scoprimmo aver intrapreso un progetto di ricerca e sostegno in favore di bambini e ragazzi plusdotati. E così scoprimmo che Emanuele era un bambino plusdotato”.

“È una caratteristica molto più diffusa si quando si creda – spiega Stefano Galloni, direttore generale della Fondazione Roma Litorale Ets, ente che sul litorale di Roma si occupa da ormai due anni di ‘plusdotazione’ -. Molti bambini vengono da noi per un semplice disturbo del linguaggio o del comportamento ma sotto c’è tanto altro. Li immaginiamo geni, primi della classe. In realtà spesso hanno difficoltà, non studiano, non si interessano alla scuola perché si annoiano, non si sentono capiti e vivono un enorme senso di frustrazione. Anche il rapporto con i compagni è difficoltoso”.

“In questi due anni – sottolinea Galloni – abbiamo ricevuto segnalazioni da ogni parte d’Italia e dall’estero, persino dal Lussemburgo. Questo ci ha spinto a creare uno sportello informativo per dare supporto, strumenti e indicazioni ai genitori di bambini con plusdotati. Riconoscerla non è semplice. Ogni ragazzo è diverso. Ognuno ha un proprio potenziale ma anche alcune comprensibili criticità. Fondamentale è la diagnosi precoce da parte di professionisti esperti attraverso una attenta osservazione e l’utilizzo di test specifici. Ma altrettanto importante, per lanciare i primi campanelli d’allarme, è il coinvolgimento di genitori e scuole”.

“Avere una diagnosi precoce significa avviare con le scuole un percorso mirato, ma anche programmi ad hoc per il ragazzo, la sua famiglia e gli insegnanti. Naturalmente sono ragazzi che avrebbero bisogno di un piano di studi personalizzato che oggi è ancora molto difficoltoso. C’è una proposta di legge in tal senso in discussione in Parlamento che speriamo possa essere presto adottata per iniziare a muovere i primi passi”.

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