Il dolore cronico lieve e moderato in Italia è molto diffuso: si stima che circa 13 milioni di persone in Italia siano colpite da questa condizione, che influenza la loro qualità di vita, causando disabilità, isolamento sociale e lavorativo, oltre a costi economici molto elevati, pari a 36,4 miliardi di euro, di cui 25,2 miliardi in costi indiretti.
Nello specifico, nella regione Lazio, sulla base dei dati di prevalenza nazionale, circa 1,5 milioni di cittadini sono affetti da dolore cronico lieve e moderato. Questo rappresenta una realtà molto preoccupante, soprattutto considerando che recenti stime indicano una forte inappropriatezza nelle cure farmacologiche e incertezza nei percorsi di cura per questi pazienti.
Questo quadro è emerso durante un evento organizzato da Motore Sanità, con il contributo incondizionato di Angelini Pharma, dal titolo “Appropriatezza prescrittiva e corretta informazione fattori chiave nella gestione del dolore cronico – Regione Lazio”.
Inoltre, attorno al dolore cronico esistono ancora numerosi pregiudizi, falsi miti e fake news, che portano i pazienti a compiere azioni non corrette, come l’automedicazione, la ricerca di diagnosi su internet, fino alla sospensione della terapia a causa di poca motivazione o delusione dalle aspettative. Questo problema richiede quindi un approccio più efficace e appropriato, sia dal punto di vista terapeutico che informativo, per migliorare la gestione e la qualità di vita dei pazienti affetti da dolore cronico lieve e moderato in Italia.
L’importanza dell’appropriatezza prescrittiva
L’appropriatezza prescrittiva dei farmaci antidolorifici riveste un ruolo fondamentale non solo per ottimizzare l’efficacia terapeutica, ma anche per minimizzare gli effetti collaterali comuni associati a questi farmaci.
Infatti, molti degli effetti collaterali gastrointestinali, renali e cardiovascolari sono spesso dovuti a un utilizzo inappropriato dei farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS). Un’inadeguata prescrizione di questi farmaci può quindi comportare il manifestarsi di tali effetti indesiderati, che possono rappresentare un onere aggiuntivo per il sistema sanitario. Inoltre, l’appropriatezza prescrittiva è cruciale per evitare interazioni indesiderate tra i farmaci antidolorifici e altri medicinali assunti dal paziente. Queste interazioni, se non adeguatamente gestite, possono anch’esse generare costi aggiuntivi nel settore sanitario.
Azioni di miglioramento necessarie
Il dolore cronico lieve e moderato ha un impatto negativo significativo sulla vita quotidiana e sulla capacità lavorativa delle persone che ne soffrono. Questo rappresenta un pesante onere finanziario per i sistemi sanitari. Diversi studi hanno quantificato tale impatto economico. In particolare, è stato rilevato che il costo medio annuo per paziente affetto da dolore cronico lieve o moderato ammonta a 4.556 euro. Di questa spesa, ben il 69% è rappresentato da costi indiretti, ovvero dalla diretta conseguenza della compromessa capacità lavorativa che il dolore può causare.
Nel complesso, l’impatto dei costi del dolore cronico sulla spesa sanitaria pubblica risulterebbe del 9,6%, con un impatto sul PIL del 2,3%. Tali risultati confermano che il dolore cronico comporta elevati costi, sia medici che sociali, anche in Italia.
In questo scenario si rende necessario intervenire quanto prima su alcune criticità con azioni di miglioramento concrete: una maggiore attenzione alla governance asistenziale del dolore, anche nei casi di dolore lieve e moderato, investimento nell’efficientamento delle reti di terapia del dolore (risorse e strutture adeguate), un miglioramento dell’accesso dei pazienti alle cure (PDTA integrati e riduzione delle barriere economiche), un’adeguata formazione dei professionisti sanitari, una più ampia sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei decisori politici sull’importanza di investire nella prevenzione, nella diagnosi e nella terapia del dolore cronico.
“L’inappropriatezza prescrittiva dei farmaci base per il dolore lieve e moderato gioca un ruolo cruciale – ha spiegato Claudio Zanon, Direttore scientifico di Motore Sanità -. Il report Osmed indica che l’inappropriatezza prescrittiva dei FANS è gravosa per il SSN e i servizi sanitari regionali, oltre che per la salute; quando non usati in maniera appropriata, infatti, i FANS provocano effetti collaterali importanti. Studi recenti condotti su una popolazione di oltre 9 milioni di assistiti hanno evidenziato un elevato uso inappropriato e fuori indicazione dei FANS. È noto alla comunità scientifica che la gran parte dei FANS orali, possono causare gravi effetti indesiderati a livello del tratto gastrointestinale alto. In tale contesto, la medicina generale riveste un ruolo fondamentale nella prescrizione appropriata dei farmaci (il paracetamolo risulta la prima scelta nella gestione del dolore lieve e moderato in assenza di stato infiammatorio). Un esempio di buona pratica su questi aspetti è stata la pubblicazione da parte del Ministero della Salute delle Linee Guida sulla terapia del dolore cronico non oncologico”.
Il ruolo del medico di famiglia
E poi c’è il ruolo del medico di medicina generale che è sempre più centrale nel processo di digitalizzazione sanitaria e della relazione medico-paziente. A dirlo è Rino Moraglia, Direttore Strategico NetMedica Italia: “I servizi digitali a supporto della medicina di base oggi rivestono un ruolo ineludibile per garantire l’appropriatezza delle cure. La digital Health Strategy della medicina generale risulterà decisiva per rispondere alla sfida dei nuovi modelli territoriali di cura e migliorare l’appropriatezza di cura del dolore cronico. La prossimità digitale darà maggiore forza al rapporto fiduciario tra medico e paziente. Organizzazione, monitoraggio, consapevolezza e iniziativa sono i concetti chiave intorno a cui ruota lo sviluppo della Digital Health Strategy della Medicina Generale, un progetto innovativo e concreto che ambisce a rendere appropriati gli interventi assistenziali, anche attraverso la formazione, comunicazione e diffusione della relazione digitale. Rendere tutto più facile e possibile, per garantire serenità ed efficacia a medici e pazienti”.
AFT crocevia dell’appropriatezza e del consulto clinico
Giovanni Cirilli, Segretario Regionale FIMMG, nella sua relazione ha indicato le AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) quali il nodo ineludibile per garantire esiti, corretta informazione e appropriatezza. Nello specifico per le prescrizioni dei FANS, le principali criticità che oggi riscontriamo – ha precisato Cirulli – riguardano la mancata adesione alle indicazioni terapeutiche specifiche (come nel caso di dolori minori e condizioni infiammatorie non specificate che richiedono farmaci da automedicazione), la sottovalutazione dei rischi associati (come storie di ulcera, insufficienza renale e altri fattori di rischio), la mancata associazione con inibitori della pompa protonica (PPI) nei pazienti ad alto rischio di complicanze gastrointestinali, l’inadeguato monitoraggio (come la mancanza di follow-up e il controllo periodico della funzionalità renale e cardiaca nei pazienti anziani o con comorbidità).
Per migliorare l’appropriatezza, infine, Cirilli raccomanda: “Adesione alle linee guida, come seguire le indicazioni della nota 66, evitare sempre l’uso dei FANS per condizioni non incluse nelle linee guida, valutare la singola storia clinica del paziente, incluse eventuali controindicazioni e rischi associati all’uso dei FANS. Inoltre, è fondamentale educare il paziente, informandolo dei rischi e scoraggiando l’uso autonomo del farmaco, e monitorare continuamente la correlazione con la sintomatologia del paziente”.
L’importanza della collaborazione sanitaria
Nel contesto dell’assistenza sanitaria moderna, la gestione delle malattie croniche rappresenta una sfida crescente che richiede un approccio integrato e proattivo. Fulvio Ferrante, Direttore del Dipartimento della Diagnostica e Assistenza Farmaceutica dell’ASL Frosinone, enfatizza la necessità di nuove progettualità e di una maggiore collaborazione tra i vari attori del sistema sanitario.
Spiega Ferrante: “Il cambiamento nella gestione della terapia per le malattie croniche richiede, oltre a un atteggiamento proattivo da parte di tutti gli attori del contesto sanitario, anche nuove progettualità per supportare questo processo. È essenziale migliorare e facilitare la comunicazione tra i diversi livelli assistenziali all’interno delle aziende sanitarie: medici di gedicina generale, direzioni di distretto, direzioni dei presidi, medici ospedalieri, specialisti e farmacisti ospedalieri e territoriali. Una maggiore collaborazione potrebbe ottimizzare la gestione della terapia farmacologica e allineare la prescrizione territoriale alle best practice cliniche. In base all’ultimo accordo collettivo nazionale, i medici di medicina generale assumono un ruolo particolarmente rilevante. I direttori di distretto, supportati dal servizio farmaceutico, sono responsabili della gestione della spesa farmaceutica convenzionata, anche attraverso momenti di confronto con i prescrittori.
Questo approccio mira a migliorare la qualità delle prescrizioni mediche. Ogni anno, la Regione Lazio individua specifici ambiti su cui operare la revisione delle prescrizioni, attraverso l’uso di indicatori di appropriatezza. Si auspica per il futuro un’integrazione sempre più efficiente tra ospedale e territorio, con l’obiettivo di seguire il paziente in tutte le fasi della malattia. Questo permetterebbe di orientare il paziente in un percorso diagnostico-terapeutico univoco e condiviso, garantendo una sensazione di protezione e tutela. Inoltre, questo approccio mira a una corretta allocazione delle risorse e al controllo della spesa farmaceutica”.