Venezia – ‘L’immensità’ di Emanuele Crialese, ‘Bones & All’ di Luca Guadagnino, ‘Il Signore delle Formiche’ di Gianni Amelio, ‘Chiara’ di Susanna Nicchiarelli e ‘Monica’ di Andrea Pallaoro sono i 5 film italiani che concorreranno per il Leone d’Oro nel concorso principale della Mostra del Cinema di Venezia 2022, 79ma edizione che si tiene nell’anno in cui ricorre il 90esimo anniversario dalla sua fondazione.
Film attesissimo, ‘L’immensità’ di Crialese, con Penélope Cruz, Vincenzo Amato, Filippo Pucillo, Aurora Quattrocchi, Rita De Donato, Alvia Reale, Carlo Gallo, Clara Ponsot, è un film in cui il regista racconta per la prima volta la sua storia.
Ambientato nella Roma degli anni ’70, tra quartieri in costruzione e varietà televisivi in bianco e nero, racconta della crisi di una coppia, che precipita di fronte alla figlia più grande, la 12enne Adriana, che rifiuta il suo nome, la sua identità e vuole convincere tutti di essere un maschio. Mentre i bambini aspettano un segno che li guidi, che sia una voce dall’alto o una canzone in tv, intorno e dentro di loro tutto cambia.
“L’immensità – dice Crialese, finora assolutamente restio a raccontare la sua autobiografia – è il film che inseguo da sempre: è sempre stato ‘il mio prossimo film’, ma ogni volta lasciava il posto a un’altra storia, come se non mi sentissi mai abbastanza pronto, maturo, sicuro. È un film sulla memoria che aveva bisogno di una distanza maggiore, di una consapevolezza diversa. Come tutti i miei lavori, in fondo è prima di tutto un film sulla famiglia: sull’innocenza dei figli, e sulla loro relazione con una madre che poteva prendere vita solo nell’incontro, artistico e umano, con Penélope Cruz, con la sua sensibilità e la sua straordinaria capacità di interazione con tre giovanissimi non attori che non avevano mai recitato prima. Luana, Patrizio e Maria Chiara sono rimasti bambini sempre e come tali sempre intensamente e immensamente veri”, sottolinea.
È una storia vera anche quella che Gianni Amelio racconta ne ‘Il signore delle formiche’, interpretato da Luigi Lo Cascio, Elio Germano, Sara Serraiocco e Leonardo Maltese. Alla fine degli anni 60 si celebrò a Roma un processo che fece scalpore. Il drammaturgo e poeta Aldo Braibanti fu condannato a nove anni di reclusione con l’accusa di plagio, cioè di aver sottomesso alla sua volontà, in senso fisico e psicologico, un suo studente e amico da poco maggiorenne. Il ragazzo, per volere della famiglia, venne rinchiuso in un ospedale psichiatrico e sottoposto a una serie di devastanti elettroshock, perché “guarisse” da quell’influsso “diabolico”. Alcuni anni dopo, il reato di plagio venne cancellato dal codice penale. Ma in realtà era servito per mettere sotto accusa i “diversi” di ogni genere, i fuorilegge della norma. Prendendo spunto da fatti realmente accaduti, il film racconta una storia a più voci, dove, accanto all’imputato, prendono corpo i famigliari e gli amici, gli accusatori e i sostenitori, e un’opinione pubblica per lo più distratta o indifferente. Solo un giornalista s’impegna a ricostruire la verità, affrontando sospetti e censure.
Mira a ridare a Santa Chiara il posto che le spetta nella Storia, ‘Chiara’ di Susanna Nicchiarelli, interpretato da Margherita Mazzucco e Andrea Carpenzano. Nella Assisi del 1211, Chiara ha diciotto anni, e una notte scappa di casa per raggiungere il suo amico Francesco: da quel momento la sua vita cambia per sempre. La storia di una santa, la storia di una ragazza e del suo sogno di libertà. “La storia di Chiara e Francesco – afferma la regista – è entusiasmante. Riscoprire la dimensione politica, oltre che spirituale, della “radicalità” delle loro vite – la povertà; la scelta di condurre un’esistenza sempre dalla parte degli ultimi, ai margini di una società ingiusta; il sogno di una vita di comunità senza gerarchie e meccanismi di potere – significa riflettere sull’impatto che il francescanesimo ha avuto sul pensiero laico, interrogandosi con rispetto sul mistero della trascendenza. La vita di Chiara, meno conosciuta di quella di Francesco, ci restituisce l’energia del rinnovamento, l’entusiasmo contagioso della gioventù, ma anche la drammaticità che qualunque rivoluzione degna di questo nome porta con sé”.
Luca Guadagnino dirige il suo primo film tutto girato negli Usa, ‘Bones and All’, con Timothée Chalamet, Taylor Russell, Mark Rylance, André Holland, Jessica Harper, Michael Stuhlbarg, David Gordon-Green, Francesca Scorsese, Chloe Sevigny. Si tratta della storia del primo amore tra Maren, una ragazza che sta imparando a sopravvivere ai margini della società, e Lee, un solitario dall’animo combattivo; è il viaggio on the road di due giovani che, alla continua ricerca di identità e bellezza, tentano di trovare il proprio posto in un mondo pieno di pericoli e che non riesce a tollerare la loro natura. “C’è qualcosa in coloro che vivono ai margini della società – confessa Guadagnino – che mi attrae e mi emoziona. Amo questi personaggi. Il cuore del film batte teneramente e affettuosamente nei loro riguardi. Mi interessano i loro viaggi emotivi. Voglio vedere dove si aprono le possibilità per loro, intrappolati come sono nell’impossibilità che si trovano di fronte. Il film è per me una riflessione su chi si è, e su come si possa superare ciò che si prova, specialmente se è qualcosa che non si riesce a controllare in sé stessi. E da ultimo, ma non meno importante, quando saremo in grado di trovare noi stessi nello sguardo dell’altro?”
Infine, Andrea Pallaoro dirige ‘Monica’, con Trace Lysette, Patricia Clarkson, Adriana Barraza, Emily Browning, Joshua Close. Monica torna a casa per la prima volta dopo una lunga assenza. Ritrovando sua madre e il resto della sua famiglia, da cui si era allontanata da adolescente, intraprende un percorso nel suo dolore e nelle sue paure, nei suoi bisogni e nei suoi desideri fino a scoprire dentro di sé la forza per guarire le ferite del proprio passato. Il ritratto intimo di una donna che esplora i temi universali dell’abbandono e dell’accettazione, del riscatto e del perdono. “Negli ultimi anni – spiega il regista – il confronto con la malattia di mia madre mi ha portato a riflettere sul mio passato e sugli effetti psicologici dell’abbandono. A partire da questa esperienza ho voluto raccontare una storia che esplorasse la complessità della dignità umana, le conseguenze profonde del rifiuto e le difficoltà nel guarire le proprie ferite. Attraverso un linguaggio cinematografico che prende forma da un costante dialogo tra l’estetica dell’intimità e dell’alienazione, in bilico tra l’interiorità della protagonista e il mondo che la circonda, i miei collaboratori ed io ci siamo addentrati nel mondo emotivo e psicologico di Monica per riflettere sulla natura precaria dell’identità di ciascuno di noi quando è messa alla prova dalla necessità di sopravvivere e trasformarsi”, conclude il regista.
Da Virzì al Papa di Rosi, tanta Italia fuori concorso
Oltre al film di chiusura della Mostra, ‘The Hanging Sun’ di Francesco Carrozzini, con Alessandro Borghi, Jessica Brown Findlay e Sam Spruell, c’è tanta Italia fuori concorso alla 79esima edizione della kermesse lagunare. Da Paolo Virzì a Gianfranco Rosi ad Enrico Ghezzi, non mancano temi e formati originali nei titoli italiani in cartellone del Lido. Partiamo da ‘Siccità’, di Paolo Virzì, con (tra gli altri) Claudia Pandolfi , Silvio Orlando, Valerio Mastrandrea, Sara Serraiocco ed Elena Lietti, presentato nella sezione Fuori Concorso’. Sembra un titolo quasi profetico ma, assicura Barbera nel presentarlo “è stato girato l’anno scorso”, prima dunque della grande assenza di pioggia cui si assiste da mesi nel nostro Paese.
’Gli ultimi giorni dell’umanità’ di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo, presentato nella sezione Fuori Concorso ‘Non fiction’, “è la summa del pensiero ghezziano -osserva il direttore artistico Barbera- Ghezzi è un critico che ha cambiato la storia della programmazione cinematografica e della tv italiana che ha inventato programmi che hanno fatto epoca e che continuano tuttora, e con Angelo Guglielmi ha contribuito a svecchiare la tv italiana. Il film “è affascinante quanto le sue produzioni fuori sinc a cui ci aveva abituato quando compariva tutte le sere in televisione”, aggiunge.
Sempre nella sezione ‘Non fiction’ Fuori Concorso c’è ‘The Matchmaker’, di Benedetta Argentieri, un documentario sulle donne del califfato. “La regista ha ritrovato in un campo di prigionia la più famosa delle jiadiste britanniche -ha spiegato Barbera- accusata di aver reclutato sui social diverse donne occidentali done mogli dei mozioni dell’Isis, e il ritratto che riesce a fare di questa donna è davvero inquietante.
Si passa poi a ‘In Viaggio’, di Gianfranco Rosi, il primo film di montaggio di materiali non del regista, che ha come tema i viaggi in giro per il mondo di Papa Francesco. E il resoconto di alcuni viaggi che il Papa ha fatto in giro per il mondo, un film su commissione “che Gianfranco ha affrontato all’inizio con riluttanza- ha rivelato Barbera- ma poi si è appassionato al materiale che stava vedendo e ne ha tratto un film straordinario, facendo un lavoro incredibile su centinaia di ore di riprese. Se credevano di sapere tutto sul Bergoglio pensiero e sui suoi pellegrinaggi in giro per il mondo vi assicuro che alla fine del film vi ricrederete tutti come mi sono rotta redito anche io”. Ci sono infine, nella sezione Cortometraggi ‘Fuori concorso’ ‘A guerra finita’ di Simone Massi, con la voce di Gino Strada, e ‘In quanto a noi’, sempre dello stesso regista, che può vantare l’uso della voce nientemeno che di Wim Wenders. (fonte Adnkronos)