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Maccarese, il mondo “incantato” delle api

Maccarese, il mondo “incantato” delle api

Fiumicino, Il mondo delle api, un universo parallelo al nostro, nel quale, piccolissime e deliziose creature si muovono, comunicano, si riproducono e vivono in maniera silenziosa ma potente. Le api sono instancabili lavoratrici, essenziali per la sopravvivenza dell’uomo, un minuscolo ma decisivo ingranaggio nel complesso meccanismo della vita.

Le nostre azioni, che spesso ci illudiamo essere prive di conseguenze, stravolgono in realtà l’ecosistema di cui dovremmo essere spettatori innocui e nel quale, invece, avanziamo inesorabili, alterando equilibri e circostanze. A causa del disordine ambientale, innescato dalle nostre abitudini prepotenti, le api si trovano spaesate a vagare di fiore in fiore; la sfida per la sopravvivenza si complica a causa della distruzione del loro habitat naturale, un evento del quale l’uomo si è reso protagonista, anche se da qualche anno pare che si siano profuse una sensibilità e un’attenzione maggiore nei confronti del pianeta. Arrivati a questo punto però, non è semplice tornare indietro e rimediare a tutti i danni causati: una natura devastata può rigenerarsi, ma noi dovremmo cambiare troppi dei nostri manierismi per risultare del tutto “sostenibili”, un mutamento difficile da realizzare in tempi brevi. Quello che da subito possiamo fare, è imparare a convivere in maniera più rispettosa con gli altri esseri viventi, a partire proprio dalle api. A parlarcene è Marco Papi, un esperto apicoltore impegnato sul territorio di Fiumicino, nella zona di Maccarese, che ci guida in questa panoramica informativa per capire come essere più accoglienti e gentili con le api.

Quale è l’apicoltura nemica delle api e quella che invece può essere di sostegno a questi incredibili insetti?

Gli apicoltori non sono “nemici” delle api ma, al contrario, senza di loro le api si troverebbero ad affrontare difficoltà ancora maggiori di quelle che già vivono. La necessità di fare reddito, in un contesto ambientale fortemente segnato, porta però alcuni apicultori a scelte, a mio avviso, censurabili. La capacità di indurre facilmente un’ arnia a produrre regine, ha favorito la diffusione della tecnica di fecondazione artificiale delle regine stesse, portando alla “creazione” di forme ibride, in grado di affrontare un ambiente degradato con una maggiore forza produttiva. Non esiste una apicoltura amica delle api se non comprendiamo di essere un sistema collettivo anche noi. Sono e saranno sempre dalla parte delle api, gli apicoltori che si dispongono al dialogo e alla collaborazione con gli enti di ricerca. Abbiamo troppi problemi sanitari che, ad oggi, non hanno soluzioni concrete se non l’impegno professionale degli apicoltori che però necessitano urgentemente del supporto della ricerca per trovare soluzioni efficaci, in particolare per affrontare la tristemente nota varroa, che continua a causare danni ingenti alle colonie.

La varroa è un acaro parassita che infesta le api e rappresenta una delle principali minacce per le colonie di api in tutto il mondo. IQuesto acaro si attacca alle api adulte e alle larve, nutrendosi dei loro fluidi corporei. La varroa è un grave problema per l’apicoltura, poiché può ridurre significativamente la produttività delle api, indebolire le colonie e, nei casi più gravi, causare la loro morte. Per combattere la varroa, gli apicoltori utilizzano diverse tecniche, tuttavia la lotta contro questo parassita rimane una sfida complessa e richiede un impegno continuo da parte degli apicoltori.

Come possiamo rendere il nostro ambiente favorevole alla sopravvivenza delle api?

La rivoluzione vera parte dal basso. L’ acqua! Le api bevono tantissimo e se ci concentrassimo anche solo sulla tutela delle acque, avremmo risolto un problema enorme. Nelle aree rurali ci sono quelle che si chiamano acque lenticolari temporanee e sorgenti di affioramento. Forme idriche delicatissime, ricche di ecosistemi importanti per tutti, api comprese. Forme suscettibili ad ogni inquinamento, da quello agricolo ( fitofarmaci), a quello residenziale (scarichi non controllati). L’acqua è base di vita per tutti, cominciamo da lì.

Quali sono i fiori preferiti dalle api?

In buona sostanza i fiori…..di qualunque tipo. Ma per dirne uno in particolare questi insetti sono golose in del miele di girasole, ha un sapore delicato e il retrogusto di albicocca, davvero gradevole. Tuttavia, oggi è diventato piuttosto raro, poiché spesso le sementi di girasole fornite agli agricoltori per la semina, producono fiori che hanno difficoltà a produrre nettare, compromettendo così la raccolta di questo prodotto pregiato.

Quale è la situazione delle api sul nostro territorio?

La situazione delle api sul nostro territorio mostra un trend per cui gli apicoltori professionisti sono in calo, mentre quelli amatoriali stanno aumentano. Scenario che evidenzia un cambiamento nel panorama dell’apicoltura. Personalmente, mi occupo del cosiddetto recupero api insediate in zone di conflitto, come case e scuole.
C’è una narrazione comune che suggerisce che le api non possano sopravvivere senza l’intervento dell’apicoltura, e in parte è vero. Tuttavia, è anche importante sapere che alcune famiglie di api riescono a prosperare e svernare in ambienti insoliti, come nel caso di un alveare che sto attualmente seguendo, collocato in un vecchio fusto di carburante abbandonato, dove vive da ben tre anni, nascosto all’interno di una siepe. Un esempio che ci dimostra come, nonostante le difficoltà, le api trovano modi sorprendenti di adattarsi all’ ambiente.

Qualche trucchetto per distinguere rapidamente una vespa da un’ape?

Vespa corpicino snello e dal colore giallo nero, ove il giallo è decisamente vivo, direi classica situazione che in natura significa ” occhio sono pericoloso”. Ape corpicino più tondeggiante, colori tenui tendente al marroncino-nero e leggermente peloso.
Anche il volo è diverso: la vespa ricorda un aereo militare, tipo caccia, mentre l’ ape è più tipo cargo. Quindi vespa movimenti veloci e nervosi ape più esplorativa.

Come aiutare un’ape in difficoltà?

Come detto le api hanno bisogno di bere molto, quindi ponendole un cucchiaino con un pò di acqua e zucchero, o di miele, si vedrà subito l’insetto suggere, ristoratasi e riprendere il volo. Ma le api hanno memoria, e potrebbero decidere di tornare con i rinforzi, in quel caso, nessuna paura! Ultimato lo sciroppo se ne andranno. Da ricordare che le api non sanno nuotare e purtroppo affogano con facilità; quindi, se gli mettiamo a disposizione una riserva di acqua, non dimentichiamo di aggiungere dei tappi di sughero o dei ramoscelli, oggetti che galleggiano e consentano loro di appoggiarsi. In una situazione così favorevole, potrebbero approfittarne un gran numero di api, ma non costituirebbero un problema per l’uomo, dato che il loro interesse sarebbe esclusivamente verso la risorsa idrica. Non sono interessate a pungere, hanno solo un dovere: portare l’acqua nell’arnia, ogni altra azione sarebbe inutile per loro.

Quando un’ape ci punge e perché?

Le api hanno un forte senso di guardiania e se percepiscono un pericolo, possono attaccare. Proprio per questo gli apicoltori lavorano sempre dietro le arnie e mai da davanti dove, essendo situata la “porticina” d’ingresso e di uscita, sostano le cosiddette api guardiane. Anche la norma tecnico – legale, che disciplina il posizionamento delle arnie, prevede che, in caso di possibile vicinanza al passaggio di persone e/o animali, si debba collocare un diaframma ad un’altezza minima di 2 metri, per impedire che le guardiane possano vedere un possibile nemico e attaccare. Inoltre, l’altezza superiore alle normali linee di vita delle persone, è un concetto importante da conoscere poiché spesso le api si insediano in muri e o alberi, una situazione che allarma gli esseri umani. Ma se il collocamento è, appunto, superiore ad altezza d’uomo, non comporta rischi; in caso contrario il problema esiste e deve essere risolto con il prelievo della famiglia di api, operazione che va affidata ad apicoltori esperti. Nella normalità le api che incontriamo nei campi invece, sono interessate al polline nettare propolis e dobbiamo solo evitare di fargli del male per non rischiare di essere punti. Da ricordare che se raccogliamo un’ ape morta, il pungiglione rimane attivo e potrebbe ancora fare il suo mestiere.

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